Biodecontaminazione cappe biohazard: perché la tecnologia V-PHP è vincente
Le cappe di sicurezza biologica, anche dette cappe biohazard o BSC (biological safety cabinet), servono a proteggere l’operatore e l’ambiente che lo circonda da potenziali contaminazioni biologiche. Infatti sono considerate dispositivi di protezione collettiva.
Scopriamo insieme perché e quando è essenziale biodecontaminarle e perché la tecnologia VHP è la scelta vincente tra quelle disponibili.
Perché biodecontaminare una cappa regolarmente
La biodecontaminazione delle cappe biohazard è un processo fondamentale per:
- proteggere gli operatori: le BSC sono progettate per fornire una barriera di protezione tra gli operatori e i materiali potenzialmente pericolosi o contaminati. Tuttavia, nonostante le misure preventive, possono verificarsi contaminazioni accidentali. La biodecontaminazione regolare delle BSC riduce il rischio di esposizione a potenziali agenti patogeni, proteggendo la salute e la sicurezza degli operatori.
- prevenire la contaminazione incrociata: le cappe biohazard sono utilizzate per manipolare materiali biologici, inclusi agenti patogeni. La biodecontaminazione assicura che i potenziali agenti patogeni o contaminanti presenti nella BSC siano eliminati, riducendo il rischio di contaminazione incrociata tra diversi campioni e garantendo l’affidabilità dei risultati degli esperimenti condotti.
- rispettare normative e linee guida: la regolare biodecontaminazione delle BSC è spesso un requisito di conformità a normative e linee guida, ad esempio fornite dalle agenzie di sicurezza biologica o sanitarie, per assicurare la sicurezza e la qualità dell’ambiente di lavoro.
Quando è necessario biodecontaminare una cappa
La biodecontaminazione di una BSC è necessaria in diverse situazioni:
- prima dell’uso iniziale per garantire che l’ambiente interno sia libero da contaminanti che potrebbero compromettere la sicurezza degli operatori o dei campioni
- tra diversi utilizzi in caso di manipolazione di differenti campioni biologici o agenti patogeni di diversi livelli di rischio al fine di prevenire la contaminazione incrociata
- in caso di incidenti, come fuoriuscite o rotture di contenitori, per evitare la diffusione di contaminanti nell’ambiente di lavoro
- periodicamente per mantenere un ambiente di lavoro sicuro e ridurre il rischio di accumulo di contaminanti nel tempo
- prima di qualsiasi manutenzione che richieda accesso a parti potenzialmente contaminate (ad es. sostituzione filtro HEPA, motore o componenti elettrici interni) e, più in generale, ogni volta che risulti necessario aprire il vano tecnico
- prima di eseguire il test di integrità dei filtri (DOP test): il fotometro potrebbe contaminarsi pescando aria contaminata dal vano tecnico
- prima di muovere la cappa dalla sua posizione di installazione: il movimento comporta il rischio che si perda l’integrità strutturale della tenuta della cappa
- a fine della vita utile: quando la cappa è ritirata o dismessa, per evitare la diffusione di contaminanti nell’ambiente circostante, va biodecontaminata prima della sua rimozione dal laboratorio.
Nella maggior parte delle circostanze sopra indicate occorre essere certi di avere biodecontaminato correttamente la cappa per non annullarne totalmente il contributo di sicurezza.
Quale metodo utilizzare per la biodecontaminazione
La certezza di eseguire una biodecontaminazione efficace si ha utilizzando metodi che garantiscono il completo abbattimento di ogni possibile contaminazione microbiologica basandosi sull’assunto del caso peggiore possibile. La riduzione di 6Log di una carica di spore del microorganismo più resistente a una determinata tecnologia dimostra l’efficacia del processo di abbattimento.
Tecnologia V-PHP: la scelta vincente
La tecnologia V-PHP (Vapour-Phase Hydrogen Peroxide, perossido di idrogeno vaporizzato), conosciuta anche come VHP, è spesso utilizzata per la decontaminazione di ambienti sensibili come le cappe biohazard in quanto il perossido di idrogeno vaporizzato offre:
- ampia efficacia antimicrobica: è un potente agente ossidante in grado di eliminare una vasta gamma di agenti patogeni, inclusi batteri, virus e spore fungine; ciò garantisce una biodecontaminazione efficace all’interno della BSC
- azione completa: diffondendosi uniformemente nell’ambiente, può raggiungere anche gli angoli più remoti e difficili da pulire all’interno della BSC
- sicurezza per gli operatori: dopo la decontaminazione si decompone rapidamente in acqua e ossigeno, senza lasciare residui tossici o sostanze chimiche dannose; ciò rende l’ambiente sicuro per gli operatori che utilizzano successivamente la BSC.
- non danneggia i materiali: a differenza di alcuni altri agenti chimici utilizzati per la decontaminazione, non danneggia i materiali presenti nella BSC, come le superfici in acciaio inossidabile, i vetri o le guarnizioni, mantenendo l’integrità e la funzionalità della BSC dopo il processo di decontaminazione
- tempo di decontaminazione ridotto: la tecnologia VHP offre un tempo di decontaminazione relativamente rapido rispetto ad altri metodi tradizionali, aumentando l’efficienza operativa
Ciò che rende il VHP la scelta vincente rispetto ad altre tecnologie è il fatto che il perossido di idrogeno vaporizzato è in grado di biodecontaminare anche i filtri HEPA, principale luogo in cui si localizza la contaminazione microbiologica.
Infatti, per evitare fuoriuscite nell’ambiente in cui si trova e utilizza, la cappa è dotata di filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air).
Tali filtri, progettati per trattenere particelle solide e aerosol di dimensioni fino a 0,3 micron con un’efficienza di filtrazione superiore al 99,97%, non trattengono gas o vapori.
Il VHP ha tutte le caratteristiche – forma gassosa e dimensioni della molecola di 0,0003 µm – per penetrare il filtro HEPA e garantire, quindi, la completa biodecontaminazione della cappa.
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